"Dove andremo al cinema? Internet oscura la sala"

articolo de La Repubblica online - 21/9/2012

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  1. Scilla
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    Vi lascio un articolo su di un tema che mi ha fatto un po' pensare oggi.

    Sarà che sono ancora di una generazione che col cinema frequentato nelle Sale (anzi anche nelle sale "D'essai") c'è cresciuta, e che tutt'oggi fa una grande immensa fatica a vedere un film di qualità e magari anche molto atteso, in prima visione su un monitor e a volte anche su una TV..... anzichè nel buio e sulle poltrone -anche molto vissute :P o appestate dai popcorn - di una sala maxi schermo.

    Forse del cinema non rimpiango la maleducazione recente dei cellulari accesi e delle battute ad alta voce <_< , ma non è ancora sufficiente a farmi "digerire" quello che il tempo quasi sicuramente evidenzierà (immagino anche giustamente !) come una evoluzione positiva come "diffusione" dei contenuti.... ma che a volte io continuo a sentirmi pesare, come un maggiore isolamento delle persone nelle proprie piccole grandi isole.
    e sia chiaro, successivamente sono una gran consumatrice di dvd...quantomeno ;)


    Non sono esattamente la persona più 'socializzante' :P del mondo nemmeno io, ma ogni cosa che vedo diventare troppo troppo più facile da viversi da soli, magari dentro casa... mi da un senso di inquietudine.
    un po' lo stesso motivo per cui alcuni di voi sanno io amo molto partecipare fisicamente alle Manifestazioni con corteo, quando ne condivido i motivi POLITICI e SOCIALI ovviamente, ed essere fisicamente lì a percorrere strade e condividere CON gli altri..spalla a spalla :woot:


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    Dove andremo al cinema?
    Internet oscura la sala


    di ALDO LASTELLA e FRANCO MONTINI


    ROMA - Andremo ancora al cinema fra dieci, venti o trent'anni? Resisterà quel magico e ormai secolare rito che si consuma in una sala buia? In sintesi: la sala serve ancora al cinema?

    Il dubbio non è affatto infondato. Perché il cinema sta vivendo quello che nell'industria della musica è già accaduto nell'ultimo decennio. Lo tsunami digitale ha praticamente azzerato, o quasi, la centralità dell'oggetto disco con conseguenze disastrose per l'industria discografica. La sala cinematografica, con l'irrompere di Internet, rischia di fare la stessa fine del disco: un destino di marginalità a favore della distribuzione via Internet. E che la sala stia soffrendo lo dicono le cifre. Negli ultimi undici anni in Italia hanno chiuso i battenti 761 sale, 60 solo nel 2012, un fenomeno che riguarda tutto il Paese. Stesso discorso per gli spettatori del cinema in sala: calo generalizzato nel 2012, con un segno più solo ad aprile e la previsione di un meno 10 o 15% alla fine dell'anno. Siamo di fronte a un punto di non ritorno?

    "Non siamo ancora di fronte alla decadenza definitiva della sala cinematografica" avverte Riccardo Tozzi, produttore e presidente dell'Anica, l'associazione delle aziende del cinema italiano, "Nel mondo gli spettatori crescono ovunque, dagli Usa alla Francia. E in Italia gli spettatori, soprattutto per il nostro cinema, sono in aumento ininterrotto da anni. Il problema sono proprio le sale, in Italia l'esercizio è dissestato a causa dello squilibrio che si è creato fra le multisale periferiche, moderne e tecnologicamente avanzate, e quelle dei centri urbani, vecchie e obsolete. Sono queste ultime a chiudere, togliendo spazi proprio a quel pubblico borghese e adulto al quale si rivolge il cinema d'autore e di qualità".

    Già, il problema delle sale, spazi sempre più costosi, soprattutto nei centri storici, su cui sta per abbattersi la tegola del rinnovamento digitale: dal gennaio 2014 spariranno le pellicole, i film saranno distribuiti solamente in digitale, costringendo gli esercenti a investimenti di decine di migliaia di euro. "Le sale più piccole e periferiche, che rappresentano le vetrine privilegiate dei film d'autore, rischiano la decimazione" è l'allarme di Mario Lorini, presidente della federazione dei cinema d'essai. Gli fa eco Lionello Cerri, presidente dell'associazione degli esercenti: "La sala cinematografica è sempre stata un centro di aggregazione sociale e culturale, per questo merita di essere difesa, se non s'interviene si arriverà alla desertificazione dei centri storici". Ma si può chiedere alle finanze pubbliche, soprattutto in un momento come questo, di occuparsi anche dei cinema d'essai?

    C'è chi pensa che Internet possa non essere solamente una disgrazia ma anche un'opportunità. Per esempio recuperando la generazione dei nativi digitali abituati a consumare cinema e tv allo schermo del computer. "Oggi uno spettatore ha diritto, rispettando ovviamente la legalità, di vedere un film quando e come vuole", incalza il produttore Aurelio De Laurentiis "Ci sono ampie fasce di pubblico che, magari per la mancanza di sale sul proprio territorio, hanno difficoltà a vedere i film. Perché dobbiamo rinunciare a questi spettatori? Bisogna dare la possibilità di vedere i film, contemporaneamente all'uscita in sala, anche per una visione domestica". Il discorso riguarda l'abolizione o la riduzione delle cosiddette "finestre", cioè il periodo che intercorre fra l'uscita di un film in sala e la sua distribuzione in home video e noleggio online.

    Non tutti sono d'accordo. Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa: "Sulla questione delle finestre sono prudente, l'uscita contemporanea in home video e online rischia di cannibalizzare la sala. Per certo cinema di qualità, fatta salva l'uscita in sala, si potrebbe essere più flessibili e ridurre le finestre". Tanto più che un'uscita tempestiva e legale in rete sarebbe uno strumento per frenare il dilagare della pirateria. Tozzi è d'accordo: "Se si prepara un'offerta legale di qualità si recupera almeno la metà del mercato. Per questo stiamo allestendo un paio di piattaforme on demand per il cinema italiano che apriranno entro qualche mese. Ma questo va accompagnato con un'educazione al consumo legale e alla familiarità con la sala che deve partire dalle scuole".

    Ma non è solo questione di luoghi. In realtà è tutto il cinema, soprattutto in Italia ma non solo, a soffrire in un periodo di transizione. Anzitutto per la crisi economica che restringe non solo la domanda da parte del pubblico, ma anche l'offerta di film. "Il riflesso della crisi economica è un colpo di freno", ammette Giampaolo Letta di Medusa "Abbiamo rallentato gli acquisti sui mercati esteri per concentrarci sui film italiani. Nei prossimi due anni investiremo 200 milioni nella fiction e 100 nel cinema, solo italiano. Quest'anno distribuiremo quattro titoli americani, la prossima stagione nessuno". Prepariamoci ad anni di carestia cinematografica.

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    Non uccidete la qualità
    di NATALIA ASPESI



    I film ci sono, anche molto belli, e i tanti festival, da Venezia a Toronto a tutti gli altri, ne traboccano. Gli spettatori ci sono, anzi sono miracolosamente aumentati, e in buona parte, come cinegusti, hanno più di 12 anni e voglia di storie adulte e interessanti. Il problema sta diventando come metterli in contatto, fare in modo che i film arrivino agli spettatori e gli spettatori ai film. In Italia i cinema stanno svanendo. Quindi potrebbe accadere che le famose anteprime mondiali sbandierate con vanto dai festival (quello romano di novembre ne ha già annunciate addirittura 60), restino tali: cioè si vedano a queste manifestazioni, e poi scompaiano.

    Il cinema, almeno il buon cinema, è quindi destinato a morire? Il lamento delle sale: non ci sono i soldi per prepararsi al digitale, quando fra un anno sarà obbligatorio. Il lamento dei distributori: non ci sono soldi per comprare i film, soprattutto quelli americani, troppo costosi. Però i film italiani, a detta dei loro responsabili, al Festival di Toronto hanno avuto un clamoroso successo critico ma anche di vendita, e non solo nel Botswana e in Bielorussia, ma, alcuni, persino negli Usa. Del resto anche quasi tutti i bei film stranieri della Mostra di Venezia sono stati comprati per la distribuzione in Italia. Tuttavia secondo le funebri informazioni che vengono dai nostri esperti del ramo, man mano che le sale diventano supermercati, quei film, i film più belli, non raggiungeranno più i loro fan. Quando poi i distributori non distribuiranno più i film stranieri, torneremo ai tempi dell'autarchia fascista e della guerra: solo film italiani, e chissà che non migliorino.

    Intanto le menti più fini del nostro cinemercato studiano soluzioni alternative ai cinema: a pagamento naturalmente, in dvd, Internet, iPad, iPhone, forse anche orologio e anello. Auspicando naturalmente, l'intervento dello Stato, poveretto, tirato da tutte le parti, perché trovi altre soluzioni, costose ovvio.
     
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  2. davidecarnemolla
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    Io sinceramente vado al cinema solo quando c'è un filmone oppure qualcosa che dalla trama mi sembra meritare ma spendere 7 euro a film (ke poi non ti rimane) mi sembra banale. Secondo me la cultura dovrebbe essere distribuita gratuitamente solo che se diventa tale crolla anche l'economia e nessuno più come dire produce film...
     
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  3. mery della valle
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    ma non sono amante di cinema quindi deve colpirmi la trama mi deve incuriosire e devo dire vedersi un film al cinema non c'è assolutamente paragone questo lo devo ammettere e solo che il cinema mi annoia devi stare li ferma a capire la trama e non perdere il filo è troppo per me e come ascoltare una persona che ti parla per 3 ore di fila ti viene voglia di mandarla a fa.............se non ti interessa l'argomento
     
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  4. davidecarnemolla
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    Rileggendo questo topic e quello che ha scritto mery mi viene da ridere...
    Ma scrivevo così male? Inizio a preoccuparmi :P :biggrin2.gif: :shifty:
     
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  5. Scilla
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    Ma che post hai risvegliato ? ^_^

    Io comunque resto "old school" e non sono affatto un'appassionata di film visti in streaming da internet... cerco di andare al cinema -se ci son film che mi solleticano- un paio di volte al mese.

    E se i soldi del mio biglietto aiutano a far vivere la parte bella di questa splendida "arte", non li considero davvero buttati
    considero molto più buttata la stessa cifra in una birra, che pure amo, o in una FINTA tessera di una finta associazione culturale...che nulla è se non un "locale/pub"
     
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  6. davidecarnemolla
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    Gaia hai toccato un tasto un po' delicato....io ancora non so da che parte stare....non riesco a capire se è un bene o un male...
     
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5 replies since 21/9/2012, 12:44   39 views
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